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06/03/2012

DSA, DSS e DSI: RIDEFINIRE IL CONFINE PSICOPATOLOGICO

A Roma dal 14 al 18 febbraio 2012 si è tenuto il 16° congresso della Società Italiana di Psicopatologia (SOPSI) dal titolo: ‘una nuova psicopatologia per la clinica e le neuroscienze’.
Anche quest'anno un simposio speciale è stato interamente dedicato alla psichiatria della disabilità intellettiva (DI). Il simposio, intitolato “disturbi dello spettro autistico, dello spettro schizofrenico e dello sviluppo intellettivo: ridefinire il confine psicopatologico”, è stato collocato nella parte centrale della giornata di venerdì 17 febbraio.
L’incremento degli ultimi dieci anni della prevalenza dell’autismo e dei disturbi dello spettro autistico (DSA), che ha raggiunto livelli da vera epidemia, pone grandi problemi epidemiologici, socio-culturali, politici e soprattutto psicopatologici. Fra quest’ultimi il più importante è rappresentato dal confine con i disturbi dello sviluppo intellettivo e con i disturbi dello spettro schizofrenico. Recenti studi di genetica possono fornire informazioni utili a combattere un diffuso e stigmatizzante pregiudizio rispetto alla mancata presenza di problemi di disabilità intellettiva in molte persone che hanno ricevuto la diagnosi di DSA: rispetto ai controlli quest’ultimi hanno il 19% in più di variazioni del numero dei geni collegati alla disabilità intellettiva, la maggior parte dei quali risulta ereditata. Altre evidenze di una comune base genetica, riguardanti alterazioni di proteine atte a regolare lo sviluppo sinaptico del sistema nervoso centrale, sembrano suggerire che i due gruppi diagnostici – e anche lo spettro schizofrenico – facciano parte di un unico raggruppamento di disturbi del neurosviluppo. D’altro canto la psicopatologia e la fenomenologia individuano una continuità tra autismo e schizofrenia, ma non tra questi e la disabilità intellettiva. Nelle loro caratteristiche nucleari, quelle che più strettamente rimandano all’esperienza umana di disfunzionamento e di sofferenza, i due ambiti appaiono come sostanzialmente diversi. L’adattamento della semeiologia psichiatrica alle persone con difficoltà di comunicazione verbale può aiutare a definire, nei diversi casi, il rapporto di primarietà e secondarietà dei due cortei sintomatologici e a ridimensionare i dati di prevalenza.
Questo simposio speciale, per il quale si auspicano importanti implicazioni positive sull'interesse della comunità scientifica nazionale per la popolazione con deficit cognitivi precoci, è stato presentato e moderato dal Prof. Gian Franco Placidi, professore emerito di psichiatria del Dipartimento di Scienze Neurologiche e Psichiatriche dell'Università di Firenze.
La prima relazione è stata quella del Prof. David Skuse Direttore dell’Unità ‘Behavioural and Brain Sciences’ dell’Institute of Child Health di Londra (UK), che ha affrontato il tema della diagnosi differenziale tra DI e autismo attraverso una rassegna delle sue ricerche sulla genetica e la cognitività.
Colwyn Trevarthen, professore emerito di Psichiatria e Psicobiologia dell’Infanzia presso il Dipartimento di Psicologia dell’Università di Edimburgo, ha esposto i risultati delle proprie ricerche sui comportamenti del bambino che riguardano uno sviluppo psicomotorio normale e quelli che presuppongono un disturbo del neurosviluppo. Particolare enfasi è stata data alla reciprocità nell'interazione con la madre.
Il Professor Giovanni Stanghellini, dell’Università ‘G. D’Annunzio’ di Chieti ha approfondito le caratteristiche fenomenologiche della schizofrenia attraverso un confronto con le teorie cognitive del funzionamento sociale.
Il dottor Bertelli, presidente della sezione DI dell'Associazione Mondiale di Psichiatria, segretario SIRM e direttore scientifico del CREA, ha affrontato il difficile tema della diagnosi differenziale tra disturbi dello sviluppo intellettivo, disturbi dello spettro schizofrenico, disturbi dello spettro autistico e della loro compresenza. L'approccio è stato prevalentemente clinico e applicativo.
CREA ed il Dott. Bertelli hanno portato significativi contributi anche ad un secondo simposio, stavolta regolare, dedicato alla Qualità di Vita (QdV) in psichiatria ed agli altri criteri di valutazione e di esito centrati sulla persona. Il simposio, coordinato sempre dal Professor Placidi, è stato organizzato in collaborazione con l'AISQuV (Associazione Italiana per lo studio della Qualità di Vita).
La relazione del dottor Marco Bertelli ha evidenziato come in psicofarmacologia le nuove misure di esito centrate sulla persona stiano guadagnando uno spazio sempre piuÌ ampio, sia nella clinica che nella ricerca. Tra queste la QdV riveste un ruolo centrale. Nella sua applicazione alla clinica e alla ricerca la QdV si differenzia in ‘QdV legata alla salute’ e ‘QdV generica’ (QdV-G). La ‘QdV legata alla salute’ appare ancora molto legata a un modello di normalità e ad aspetti sintomatologici o di disfunzionamento. La QdV generica è descrivibile come una linea di sviluppo di abilità rispetto alla vita, che inizia con l’individuazione degli ambiti di vita in grado di aggiungere soddisfazione all’esistenza e di quelli con potenziale sottrattivo. La valutazione presuppone un’integrazione di aspetti qualitativi e quantitativi, soggettivi e oggettivi.
Il contributo ha anche analizzato le caratteristiche di uno strumento per la valutazione della QdV-G e le sue implicazioni sulla valutazione di risultati terapeutici. Persone considerate clinicamente guarite possono continuare ad avere punteggi di QdV-G significativamente più bassi della media della popolazione.
Alfonso Troisi, Professore del Dipartimento di Neuroscienze dell'Università di Roma Tor Vergata, ha preso in esame la continuità tra il senso evoluzionistico del funzionamento mentale e la qualità di vita come obiettivo terapeutico. Il dottor Guido Di Sciascio, dell’U.O. Di Psichiatria dell'Azienda Ospedaliero Universitaria ‘Policlinico Consorziale’ di Bari, ha affrontato il rapporto tra trattamenti antipsicotici e benessere soggettivo.
Il dottor Giancarlo Cerveri del Dipartimento di Neuroscienze dell'Azienda Ospedaliera Fatebenefratelli di Milano, descrivendo i risultati delle proprie ricerche, ha trattato la modifica degli interventi di valutazione e di trattamento derivata dall'applicazione del benessere soggettivo come misura di esito.
La QdV è stata anche l'argomento di un poster presentato dalla dottoressa Micaela Piva Merli nella sessione di venerdì pomeriggio. Il poster ha descritto i risultati degli studi condotti dal CREA sulle caratteristiche psicometriche del QuiQ, un nuovo strumento del dottor Bertelli per la valutazione rapida della QdV-G. Dalle ricerche emerge come il QuIQ sembri avere sensibilità, coerenza interna, validità concorrente e riproducibilità elevate. È stata inoltre confermata la rapidità di somministrazione, con un tempo medio di 17 minuti. Ciò potrebbe avere importanti implicazioni per l'utilizzo futuro della QdV nella pratica clinica psichiatrica.

Per maggiori informazioni: http://www.sopsi.it/