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Disabilità Intellettiva
25/07/2009

ETIOPATOGENESI DELLA DISABILITÀ INTELLETTIVA

Le cause di disabilità intellettiva sono suddivisibili, a seconda del momento di intervento rispetto alla nascita, in prenatali, perinatali e postnatali. Tra le cause prenatali le principali sono rappresentate dalle alterazioni cromosomiche, sia di numero che di forma (sindrome di Down, sindrome di Turner, sindrome di Klinefelter, malattia del grido di gatto, ecc.), le alterazioni genetiche causanti difetti del metabolismo (galattosemia, lipidosi, fenilchetonuria, ecc.), le infezioni materne, l’esposizione materna ad agenti chimici (piombo, mercurio, sostanze stupefacenti) o fisici (radiazioni) dannosi, la malnutrizione, il diabete in gravidanza, l’ipossia, l’ipoglicemia o la tossiemia materne. Tra le cause perinatali si trovano le complicazioni del travaglio, i traumi del parto e il distress respiratorio del neonato. Le cause postnatali sono rappresentate principalmente da infezioni, traumi, malnutrizione ed intossicazioni da sostanze chimiche. Anche fattori psico-sociali sembrano poter determinare una compromissione dell’intelligenza, tra questi i più significativi appaiono l’ambiente psicologicamente, socialmente, culturalmente o economicamente povero, le gravi alterazioni dei rapporti intrafamiliari, l’isolamento sociale e la forzata inibizione della tendenza naturale al comportamento esplorativo. La genetica ed i fenotipi comportamentali rappresentano forse l’area della ricerca dove sono stati fatti i progressi maggiori degli ultimi anni. Alcuni meccanismi biologici e psicologici altamente specifici e di recente individuazione sembrano confermare l’esistenza di uno stretto legame tra genotipo e fenotipi clinici e comportamentali. Alcuni esempi vengono offerti dall’alto rischio delle persone con sindrome di Down di sviluppare la malattia di Alzheimer, dalla progressiva differenziazione delle strategie di supporto e di communicazione sulla base della variabilità di sviluppo all’interno dello spettro autistico e dalla gamma di problemi esperiti dalle persone con le sindromi di Prader-Willi e di Cornelia de Lange (CdLs).
La CdLs è una sindrome con anomalie congenite multiple caratterizzata da peculiarità dell’aspetto facciale, microcefalia, ipertricosi, deficit di crescita pre e post natale, ritardo psicomotorio, problemi comportamentali, aspetti autistici, disturbi del sonno, disfunzioni cardiache, palatoschisi e difetti agli arti superiori. In Europa la prevalenza generale di CdLs è stata stimata fra 1.6 e 2.2 casi ogni 100.000 persone. Recentemente alcune mutazioni del gene NIPBL, l’omologo umano del Nipped-B della drosofila, sono state individuate come possibili cause della sindrome. Tali mutazioni sono state infatti riscontrate in circa il 40% dei casi indagati. Un’espressione precoce di questa sindrome genetica sembra esser rappresentata da una bassa frequenza di contatti oculari nelle interazioni precoci dell’infanzia. Le caratteristiche comportamentali sono risultate scarsamente correlate alla mutazione, sono state invece registrate correlazioni forti con alcuni aspetti sociodemografici, clinici e di funzionamento, come l’età cronologica, il livello cognitivo ed il fenotipo clinico. Anche i problemi del comportamento, compresi gli aspetti autistici, sembrano correlare fortemente col livello di funzionamento adattivo. La varietà di profili comportamentali riflette l’ampia variabilità del funzionamento cognitivo e adattivo tra gli individui.
Un certo numero di studi comparativi ha messo in evidenza differenze significative dei profili psicopatologici nei disturbi genetici determinanti DI. Le variazioni genomiche “de novo” del numero di copie sono state identificate come una delle cause principali di DI e di altri disturbi neuro-psichici complessi, suggerendo che le nuove mutazioni, fino ad oggi trascurate, rappresentano un fattore etiologico di estrema importanza e che la ricerca sui disturbi monogenici dovrebbe occupare un posto dominante nell’ambito della ricerca genomica. L’introduzione di nuovi metodi di sequenziazione ad alto throughput (output netto) e a basso costo dovrebbe permettere una rapida convergenza delle tecniche di sequenziazione e di genotipizzazione con ripercussioni ad alto potenziale positivo sulla capacità di cura delle malattie genetiche. Queste tecniche avranno infatti un impatto notevole sulla generalizzazione e sulla standardizzazione dello screening genetico nella pratica clinica di routine.

Marco Bertelli