Nella sierra de Atapuerca, in provincia di Burgos, nella Spagna centro-settentrionale esiste una delle più grandi riserve preistoriche d'Europa. Qui gruppi di antropologi lavorano da anni per ricostruire, da ossa e frammenti di ossa, la vita dei nostri antenati.
Nel 2009 sono state rinvenute le parti di un cranio di un ragazzo (o di una ragazza) vissuto circa 530.000 anni fa, chiamato Benjamin. Il cranio, caratterizzato da fronte altissima, schiacciamento del lato sinistro e convessità di quello destro, determinava sicuramente marcate asimmetrie del volto.
Oggi si può affermare che Benjamin soffrisse di craniosinostosi lambdoidea, un'alterazione dello sviluppo dello scheletro del cranio caratterizzata da una fusione prematura (durante la gravidanza) delle subunità ossee, limitante la crescita della scatola cranica ed il corretto sviluppo del cervello. Gli effetti di questa patologia possono essere molto gravi e determinare grave ritardo di tutto lo sviluppo psico-fisico e del funzionamento mentale.
Oggi i vari tipi di craniosinostosi colpiscono circa 6 bambini ogni 200.000 e si risolvono con un'operazione nel primo anno di età, ma ai tempi di Benjamin, in cui gli esseri umani erano poche migliaia in tutto il mondo, egli doveva essere un bambino più unico che raro.
La cosa più interessante è che i ritrovamenti di Atapuerca dimostrano anche che il giovane, nonostante la sua diversità e le gravi difficoltà intellettive e motorie, ha potuto e saputo vivere la sua vita con gli altri. Non è stato abbandonato. Alcuni membri del gruppo si sono presi cura di lui e della sua diversità e lo hanno aiutato ad inserirsi, a trovare un ruolo di soddisfazione e a superare molte difficili fasi di transizione, fino a quella che allora era la prima età adulta.