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politiche socio-sanitarie e offerta di servizi
02/06/2010

CONVEGNO SUL SISTEMA INTEGRATO DI SERVIZI PER LA DISABILITÀ INTELLETTIVA ED IL DISTURBO PERVASIVO DELLO SVILUPPO DELL'ADULTO

L'11 Giugno, in occasione del decennale della Cooperativa Sociale WORK 2000, si terrà al Centro Convegni S. Agostino di Cortona una giornata di studio sull'integrazione dei servizi residenziali e riabilitativi per le persone con Disabilità Intellettiva (DI) o Disturbi dello Spettro Autistico (DSA). La Valdichiana Aretina è ricca di servizi soci-sanitari per questa popolazione. Alcuni di questi servizi, pur condividendo percorsi formativi e metodi con altre realtà regionali, nazionali o internazionali, stentano a sperimentare modi nuovi di lavorare e crescere “in rete” a livello locale. Lo sviluppo di un sistema di integrazione, multi-disciplinare e riferito alle varie fasi della vita, rappresenterebbe invece una straordinaria opportunità di sviluppo della capacità di soddisfazione dei diversi bisogni di un'utenza estremamente eterogenea.
Ad oltre trent'anni dalla legge 180, il valore concettuale dell'inserimento comunitario continua a scontrarsi con difficoltà applicative, soprattutto quando ci si riferisca alla salute mentale delle persone con DI e DSA. In questo caso infatti concetti come partecipazione sociale e reciprocità sociale devono confrontarsi con diversità interpersonali rispetto ad una delle caratteristiche umane su cui la cultura prevalente fonda l'umanità stessa, cioè l'intelligenza.
La recente Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità, sottoscritta dall'Italia nel marzo 2009, ha dedicato l'articolo 19 al diritto alla vita nella comunità, in cui si precisa che gli stati devono offrire una gamma differenziata di servizi di supporto alla vita nella comunità, sia di tipo domiciliare che residenziale, e prevenire l'isolamento o la segregazione.
Non entrando nello specifico delle modalità attuative, tale articolo lascia le singole autorità politiche in balìa di opinioni interpretative diverse da parte dei sostenitori dell'applicazione dei vari modelli residenziali.
L'esperienza dei paesi in cui già da tempo i grandi istituti residenziali sono stati sostituiti con servizi sparsi nella comunità, indica che anche queste nuove realtà possono riprodurre molti degli aspetti delle vecchie istituzioni o presentare altri limiti importanti. Inoltre la crescente applicazione di criteri aziendali alle organizzazioni sanitarie pubbliche, la de-differenziazione dei servizi per la DI e l’affermazione del modello basato sui diritti umani nelle politiche per la disabilità degli ultimi anni hanno fortemente condizionato le teorie e le pratiche della de-istituzionalizzazione.
Anche la ricerca sulla residenzialità per le persona con DI/DSA è ancora fortemente limitata, sia qualitativamente che quantitativamente. Tuttavia sembra in grado di indicare che alcune soluzioni possano essere più efficienti di altre, anche se limitatamente ad alcuni parametri specifici.
Le soluzioni residenziali che ad oggi vengono considerate migliori sono i piccoli appartamenti nella comunità ed i ‘cluster centre’, ma tale giudizio è basato su criteri di esito eterogenei, scarsamente definiti o restrittivi. Fortunatamente nuove misure orientate alla persona stanno ricevendo un’attenzione crescente. Tra queste la qualità di vita, che descrive la relazione individuale fra attribuzione di importanza e percezione di soddisfazione negli ambiti di vita aventi implicazioni qualitative per tutte le persone, sembra la più diffusa.
L’adozione di nuovi modelli concettuali sembra sostenere la necessità di un'ampia rete di offerte residenziali, in grado di incontrare tutte le diverse necessità individuali.

Marco Bertelli
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