Ricerca Cerca in
contributo etiopatogenetico dei fattori socio-ambientali sull'autismo
15/01/2016

LA RESISTENZA DI UN PREGIUDIZIO: FATTORI SOCIO-FAMILIARI E AUTISMO

Per anni l’autismo e i disturbi dello spettro autistico sono stati erroneamente attribuiti a inadeguate relazioni nell’ambiente familiare. Lo stesso Leo Kanner, primo clinico a definire l’autismo, nonostante avesse precedentemente indicato il disturbo come innato, finì per rimanere suggestionato dall'aver individuato nelle famiglie con figli autistici molti genitori, nonni e collaterali di alto livello culturale, e ipotizzò che fattori socio-familiari potessero giocare un importante ruolo causale.
Anche Eisenberg, suo stretto collaboratore, confessò più tardi quanto fosse difficile non considerare la configurazione affettiva del nucleo familiare, supponendo quindi che il comportamento dei genitori non permettesse al bambino d’uscire dal suo guscio di "refrigerazione affettiva".
Il primo ad avanzare ipotesi sul valore causale di madri troppo fredde e insensibili ai bisogni del bambino era stato Bruno Bettelheim, formulando la metafora della fortezza vuota. Secondo Bettelheim queste ‘madri frigorifero’ generavano nei bambini l’idea che non avrebbero potuto influenzare il mondo circostante, costringendoli a ritirarsi in uno spazio estremamente protetto ma altrettanto isolato.
Negli anni '60 e ‘70 l'autismo è stato considerato un disturbo delle capacità emotive e l'unico trattamento praticato era la psicanalisi, sia per la mamma che per il figlio. Per la madre le sedute miravano a far prendere coscienza della colpa, a sua volta legata a odio verso il figlio o verso la maternità, mentre per il bambino l’annullamento catartico della rabbia verso la madre verteva sulla distruzione di un’immagine o di un altro oggetto che la simboleggiasse.
La teoria della ‘madre frigorifero’ non è mai stata supportata da alcuna evidenza scientifica. Fu il libro scritto da Bernald Rimland, "Autismo infantile: la sindrome e le sue implicazioni per una teoria neurologica del comportamento", che, ricevendo un grande apprezzamento di pubblico e critica, arrivando a vincere nel 1964 il Century Award, riuscì a demolire l'ipotesi psicogena che l'autismo fosse un disordine emotivo causato da cattive madri.
Nonostante ciò, la teoria ha continuato a condizionare per molto tempo il panorama culturale internazionale e, in parte anche quello scientifico, suscitando forti sensi di colpa e limitando significativamente, sia in atto che in potenza, le possibilità d’intervento, concentrate sul rapporto madre-bambino.
In alcuni contesti gli effetti negativi di questa rigida impostazione interpretativa sono ravvisabili ancora oggi.
Un recente studio della York Unversity di Toronto attribuisce un potenziale contributo patogenetico alla presenza di depressione, disturbi d’ansia e altri gravi problemi di salute mentale nelle figure genitoriali durante i primi anni di vita del bambino, soprattutto nei casi in cui questi disturbi siano legati a loro volta a crisi intrafamiliari. La prevenzione sembra focalizzarsi sul monitoraggio di quattro variabili principali del comportamento della coppia: richieste, risorse interne, risorse esterne, e giudizi soggettivi.

RIFERIMENTI

- Eisenberg L, Kanner L. Childhood schizophrenia: Symposium, 1955: 6. Early infantile autism, 1943–55. American Journal of Orthopsychiatry, 1956; 26(3): 556-566.
- Kanner L. Autistic disturbances of affective contact, Nervous Child, 1943 (2).
- Rimland B. Infantile autism: The syndrome and its implications for a neural theory of behavior. East Norwalk, CT, US: Appleton-Century-Crofts, 1964.
- Weiss JA, Wingsiong A, Lunsky Y. Defining crisis in families of individuals with autism spectrum disorders. Autism. 2014 Nov; 18(8): 985-95.

Marco O. Bertelli e Stefano Coli