In alcune aziende sanitarie di alcune Regioni d'Italia l'applicazione di criteri economici semplicistici sta cominciando a negare ai medici ed ai cittadini la possibilità di usufruire di alcuni farmaci di nuova generazione, con profili d'efficacia terapeutica e di sicurezza specifici e non sostituibili. Le indicazioni aziendali sembrano riguardare per il momento gli antidepressivi, che sono gli psicofarmaci più prescritti, ma potrebbero essere estese molto presto anche agli antipsicotici.
La questione ha importanti implicazioni di carattere etico, deontologico e giuridico, prima ancora che clinico, sociale ed economico e va ad aggravare la già difficile situazione dei medici dei servizi pubblici, obbligati dal recente maxiemendamento del governo nazionale ad indicare per le nuove prescrizioni solo farmaci generici.
Il coinvolgimento dei farmaci antipsicotici produrrebbe uno scenario ancora più complicato, giacché le molecole di nuova generazione richiedono, già da alcuni lustri, la produzione di un piano terapeutico che può essere rilasciato solo da un servizio pubblico.
Particolarmente penalizzate risultano le persone con disturbi dello sviluppo intellettivo e relazionale, che presentano un bisogno di cure psichiatriche ed una vulnerabilità agli effetti indesiderati dei vecchi farmaci significativamente superiori alla media della popolazione. Alcune delle principali prerogative degli antipsicotici di nuova generazione rispetto ai vecchi, come l'effetto neuroprotettivo, il miglioramento delle performance cognitive, l'aumento del tempo di permanenza in trattamento e l'impatto positivo sulla qualità di vita generica, trovano significati particolarmente forti in queste popolazioni.
Per di più la maggior parte delle persone con disabilità intellettiva e relazionale non vive una situazione finanziaria compatibile con la possibilità di attivare una polizza sanitaria o di pagare interamente i farmaci non rimborsabili. Ma già la possibilità di ricevere l'indicazione di un farmaco di nuova generazione non rimborsabile potrebbe risultare difficile da ottenere a seguito di una visita presso un servizio pubblico. Infatti come si può pensare che a medici che prescrivono solo farmaci vecchi venga garantito l'accesso all'informazione sulle nuove molecole?
Il conflitto d'interesse sembra riguardare sempre meno le aziende farmaceutiche e sempre più quelle sanitarie pubbliche.
BIBLIOGRAFIA
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