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disturbi di personalità
20/02/2013

DISTURBI DI PERSONALITÀ E DISTURBI DELLO SVILUPPO INTELLETTIVO - PARTE SECONDA

Alcuni autori hanno calcolato che il rischio di sviluppare un disturbo di personalità (DP) è statisticamente maggiore nella popolazione con disturbi dello sviluppo intellettivo (DSI) che in quella generale. Le linee guida per la valutazione e la gestione dei DP in adulti con disabilità dello sviluppo indicano tassi di prevalenza intorno al 23-31%.
Le diagnosi del gruppo “drammatico” sono le più frequenti, in particolare quella di Disturbo Borderline di Personalità (DBP).
Il DBP è definito dalla presenza di alcuni sintomi: labilità dell’immagine e della percezione di sé; instabilità delle relazioni interpersonali, dell’autostima e dell’umore; sensibilità e impulsività marcate; condotte autolesive e/o tentativi di suicidio per evitare l’abbandono reale o immaginato; ideazione paranoide o sintomi dissociativi transitori in risposta a periodi di forte stress.
Una delle ipotesi eziopatogenetiche del DBP si fonda sull’interazione tra vulnerabilità biologica individuale e ambiente di vita stressante. È possibile che tale sensibilità sia generata dall’iperattivazione del sistema limbico, responsabile a sua volta dei deficit attentivi, del discontrollo degli impulsi, dell’instabilità affettiva. DBP e DSI condividerebbero dunque la presenza di alcune alterazioni neurocognitive in grado di accrescere il rischio di problemi emozionali in persone vulnerabili quando esposte ad abusi, a povertà affettiva dei legami con i genitori o ad altri forti stress. Persone con DBP mostrano infatti deficit cognitivi nell’apprendimento visuospaziale, nella memoria, nella velocità di processazione. L’intreccio tra il funzionamento individuale e gli stimoli ambientali aversivi causerebbe la genesi di un attaccamento insicuro e disorganizzato con le figure significative, caratterizzante le modalità di relazionarsi nei rapporti futuri.
Per ovviare al problema della valutazione psicopatologica, sono stati pubblicati due manuali con adattamenti per i DSI dei criteri diagnostici utilizzati nella popolazione generale. Il primo, denominato Diagnostic Criteria for Psychiatric Disorders for Use with Adults with Learning Disabilities/Mental Retardation (DC-LD), è stato realizzato nel 2001 dal Royal College of Psychitrists, il secondo, intitolato Diagnostic Manual-Intellectual Disability, è stato realizzato nel 2007 dalla NADD [Associazione Nazionale (Americana) per la Doppia Diagnosi]. Entrambi i manuali presentano però delle grosse carenze nell’adeguamento delle manifestazioni di malattia per molte categorie nosografiche, DP compresi.
Ad oggi, è importante ricordarlo, nel panorama mondiale non esistono test di valutazione della personalità specifici per la popolazione con DSI.
La letteratura è povera di indagini in questo ambito specifico e i pochi studi esistenti forniscono stime dei DP estremamente variabili in relazione alle popolazioni campionarie considerate e alle modalità di assessment impiegate.
Sarà opportuno in futuro sviluppare una metodologia della ricerca adatta alle caratteristiche della popolazione con DSI per approfondire le conoscenze sulla diagnosi differenziale e sulla comorbilità tra DP e quadri di compromissione del funzionamento cognitivo. I progressi epistemologici serviranno a migliorare la gestione clinica del paziente, la definizione di programmi di trattamento individualizzati, la previsione di ulteriori disturbi psichiatrici associati.

RIFERIMENTI

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Daniela Scuticchio e Marco O. Bertelli