Ricerca Cerca in
23/01/2011

COMPRENDERE LA VULNERABILITÀ PSICHIATRICA ATTRAVERSO LA DISABILITÀ INTELLETTIVA

A Roma dal 15 al 19 febbraio 2011 si terrà il 15° congresso della Società Italiana di Psicopatologia (SIP) incentrato sul tema: ‘vulnerabilità, esordi, intervento precoce’.
Questa edizione ha riservato spazi importanti alla psichiatria della Disabilità Intellettiva (DI). Infatti non solo i simposi dell'ambito sono due, ma uno di questi è stato considerato di interesse particolare e collocato nella parte centrale della giornata di venerdì 18 febbraio. Il simposio speciale, che si intitola “Comprendere la Vulnerabilità Psichiatrica attraverso la Disabilità Intellettiva”, è frutto di una collaborazione tra SIRM (Società Italiana per lo studio del Ritardo Mentale), SOPSI e CREA.
L'evento, per il quale si auspicano importanti implicazioni positive sull'interesse della comunità scientifica nazionale per la popolazione con deficit cognitivi precoci, viene presentato e moderato dal Prof. Gian Franco Placidi, ordinario di psichiatria del Dipartimento di Scienze Neurologiche e Psichiatriche dell'Università di Firenze.
La prima relazione è quella del Prof. Rex E. Jung del Dipartimento di Neuroscienze dell'Università del New Mexico (USA), che affronta il difficile tema della definizione dell'intelligenza, attraverso una rassegna delle sue ricerche di neuroimaging.
Luis Salvador-Carulla, professore dell'Università di Cadiz (Spagna) e direttore del gruppo di lavoro sulla DI dell'Organizzazione Mondiale di Sanità, tratta la classificazione delle disabilità intellettive nella prossima edizione dell'ICD (Classificazione Internazionale delle Malattie).
Il Dr. Bertelli, presidente della sezione DI dell'Associazione Mondiale di Psichiatria, segretario SIRM e direttore scientifico del CREA, descrive le conoscenze attuali sulla sintomatologia d’esordio e sulla diagnosi precoce dei disturbi psichiatrici nella DI.
Le Persone con Disturbi dello Sviluppo Intellettivo (PcDSI) presentano una vulnerabilità allo sviluppo di disturbi psichiatrici significativamente superiore a quella della popolazione generale. Le evidenze di una prevalenza maggiore (fino a 4 volte), di una soglia psicopatogena più bassa e di una più bassa età d’esordio ne rappresentano espressioni. Le cause di questa alta vulnerabilità sono molteplici e di natura potenzialmente diversa in un raggruppamento meta-sindromico, come quello definito dai criteri di Ritardo Mentale. In questo ambito la diagnosi precoce risulta di particolare importanza ma anche di difficile attuazione e lo psichiatra necessità di particolare sensibilità e di nuovi riferimenti di validità che, soprattutto per i casi con disabilità cognitive e comunicative più gravi, privilegino il versante comportamentale dell’espressione sintomatologica. Elementi di difficoltà del procedimento diagnostico sono l’ombratura diagnostica, la distorsione intellettiva, la distorsione di sviluppo, la presentazione atipica e quella mascherata. Tra le peculiarità principali troviamo invece la necessità di stabilire un livello di funzionamento e comportamentale di base ed il possibile valore clinico dei cambiamenti rispetto ad esso. Un’ulteriore peculiarità del processo di diagnosi precoce è rappresentata dalla sintomatologia somatica (dolori, disfunzioni d’organo o d’apparato, cambiamenti dei ritmi circadiani, distonie del sistema nervoso autonomo), che rimanda all’esistenza di una particolare vulnerabilità neurovegetativa. Dunque l’attività valutativa dello psichiatra applicata alla persona con DI è multidisciplinare, riferita all’intero arco di vita e basata su nuove misure di esito orientate alla persona.
A chiusura del simposio il Prof. Ruggerini, dell'Università di Modena, affronta alcuni dei riflessi dalla complessità propria dell'intervento precoce.
Nella polazone con DI, la prevalenza di Problemi di Comportamento (PdC) è molto elevata. Ciò pone il problema della comprensione dei fattori in gioco e delle possibili azioni preventive.
Il gruppo del Prof. Ruggerini ha esaminato la letteratura relativa agli interventi per la ottimizzazione dello sviluppo e la promozione della Salute Mentale in presenza di DI in età infantile e adolescenziale. Sono emersi almeno tre possibili modelli di riferimento: 1. il modello di Guralnick (2005), che mette in luce il ruolo di stressors non presenti nello sviluppo tipico; 2. il modello della “Psicopatologia dello Sviluppo” (Cicchetti, 1993) che prevede la possibilità di un bilanciamento continuo di fattori di protezione e di vulnerabilità; 3. il modello del “Develpmental Approach” ( Lerner e coll, 2003) che considera cruciale lo sviluppo di alcune competenze di base. I tre modelli hanno originato interventi con filosofie diverse i cui esiti sono stati verificati.
Al momento attuale si sottolinea la necessità di integrare i modelli esistenti ( Schwartz e coll, 2007) realizzando azioni per la promozione della Salute Mentale che, da una parte, si propongono di eliminare i fattori di vulnerabilità e, dall’altra, favoriscono la fioritura delle competenze dell’individuo ( ad es.: Harvey, 2009). È prevedibile che le teorie e le prassi per la promozione della Salute Mentale nel campo della DI possano costituire un modello per altre aree della Psichiatria.
CREA ed il Dott. Bertelli portano un contributo anche nel secondo simposio -stavolta regolare- organizzato da SIRM all'interno del congresso nazionale SOPSI. Il contributo si riferisce al tema dell’intelligenza, alla sua definizione e misurazione, uno degli ambiti di punta dell'attuale attività di ricerca del CREA.
L'intelligenza non è unica. Il sistema cognitivo umano agisce mediante la sinergia di competenze o abilità che si possono relativamente distinguere e che contribuiscono in diversa misura a rendere l’individuo capace di fronteggiare e gestire le situazioni ed i compiti più disparati. Inoltre l'intelligenza non si misura con nessuno dei test finora prodotti. Il QI sembra incidere solo per il 20% sulle prestazioni lavorative ed in percentuale ancora minore su quelle non professionali. La diagnosi di Ritardo Mentale (RM), basata sul QI, viene oggi considerata estremamente generica e di scarsa validità clinica. Un numero crescente di evidenze indica che per avere maggior valore i punteggi di QI dovrebbero derivare da più valutazioni diverse, secondo un approccio 'multi-method' e 'multi-informant', riferirsi ad abilità cognitive più specifiche ed includere nuovi costrutti inerenti l'efficienza del funzionamento mentale nella sua interazione col mondo, come la qualità di vita.

Per maggiori informazioni: http://www.sopsi.it/