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disturbo ossessivo compulsivo e disabilità intellettiva
20/11/2011

DISTURBO OSSESSIVO-COMPULSIVO E DISTURBI DELLO SVILUPPO INTELLETTIVO E RELAZIONALE: COSA IN COMUNE? - PARTE PRIMA

Tradizionalmente il Disturbo Ossessivo-Compulsivo fa parte dei disturbi d'ansia. Infatti è caratterizzato dalla presenza di pensieri, impulsi o immagini ricorrenti, persistenti e intrusivi associati ad azioni mentali o comportamenti ripetitivi volti a prevenire o ridurre l'ansia. Tuttavia negli ultimi anni una serie di dati clinici e sperimentali sta portando a ritenere che il DOC rappresenti un raggruppamento di disturbi diversi, che vengono temporaneamente identificati in sottotipi. Alcuni di questi rimandano a dimensioni psicopatologiche apparentemente molto distanti fra loro, come disturbi neurologici e disturbi dello spettro autistico.
Fino ad una quindicina di anni fa il DOC era considerato un disturbo raro, anche dai clinici con più esperienza. I dati epidemiologici attuali obbligano a rivedere completamente quella convinzione. Infatti il DOC sembra colpire tra l'1 ed il 3% della popolazione generale, mentre le forme subsindromiche possono arrivare addirittura al 6%.
Nelle persone con disturbi dello sviluppo intellettivo (DSI), dove quasi tutti i disturbi psichiatrici hanno una prevalenza molto più alta di quella della popolazione generale, le percentuali di prevalenza potrebbero raggiungere rispettivamente il 10 ed il 20%.
Com'è facile intuire la relazione tra DOC, DSI e DSA è estremamente complessa. I clinici non sono riusciti ancora a chiarire le differenze principali tra DOC, disturbi dello spettro ossessivo-compulsivo, stereotipie, disturbi dell'attenzione (ADHD), comportamenti ritualizzati in fenotipi comportamentali di alcune sindromi genetiche e disturbi dello spettro autistico.
Un riferimento importante per la distinzione con i DSA è rappresentato dalla valutazione del comportamento sociale.
Per i DSI la questione è complicata dalla difficoltà di stabilire una relazione lineare tra ritardo nello sviluppo dell'intelligenza e mancanza di progressione da un modo di pensare “magico” e da comportamenti ritualizzati ad un modo di pensare logico e comportamenti adattabili alle esigenze e ai contesti. Non basta basarsi sull'età di sviluppo o su quella mentale per definire le abilità raggiunte in ambito cognitivo, psicosociale o psicosessuale. In altre parole la distinzione è ostacolata dalla difficoltà di determinare categoricamente se un insieme di comportamenti ripetitivi è patologico o appropriato al livello di sviluppo raggiunto.

BIBLIOGRAFIA

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Marco O. Bertelli