Alcune indagini epidemiologiche indicano che obesità, osteoporosi e fumo di sigaretta sono problemi frequenti nelle persone con Disabilità Intellettiva (DI), per i quali sarebbe necessario migliorare i sistemi di individuazione, di gestione e di prevenzione. Non è chiaro tuttavia se questi problemi siano più frequenti rispetto alla popolazione generale. Infatti i risultati di ricerche diverse non sono concordanti.
I dati ricavati dai questionari compilati alcuni anni fa da più di mille persone con disabilità intellettiva lieve residenti in Inghilterra indicano che coloro che non utilizzano servizi per la disabilità hanno più probabilità di fumare tabacco e di essere esposti ad alcuni fattori sociali con impatto negativo sulla salute, come difficoltà materiali, isolamento sociale e scarsa partecipazione alla vita di comunità.
Nella popolazione con DI il numero di fumatori risulta particolarmente alto tra coloro che soffrono di un disturbo psichiatrico, soprattutto di depressione o di psicosi.
Molti clinici ritengono che, sia nella popolazione con DI che in quella generale, fumo e disturbi mentali siano inestricabilmente legati e che pertanto l'estinzione della dipendenza da tabacco sia particolarmente difficile da raggiungere nelle persone con problemi psichiatrici.
Le conseguenze devastanti dell'uso di tabacco nei fumatori con disturbi mentali sono facilmente reperibili in letteratura medica. Questi presentano un significativo aumento del rischio di cancro, di malattie polmonari e di patologie cardiovascolari, muoiono inoltre 25 anni prima della media della popolazione.
Il fumo complica anche i trattamenti psichiatrici. Alcune componenti delle sigarette accelerano il metabolismo di molti farmaci antidepressivi ed antipsicotici, determinandone una considerevole riduzione dei livelli ematici e dell'effetto terapeutico. Tra le persone affette da schizofrenia, studi epidemiologici hanno rilevato nei fumatori tassi di ospedalizzazione più alti, dosi di farmaci più elevate e sintomi psichiatrici più gravi rispetto ai non fumatori.
Anche se con un meccanismo ancora ignoto, l'uso di tabacco è anche uno dei predittori più forti di future condotte suicidarie.
Una recente ricerca neuroradiologica francese ha confermato che il fumo si associa ad una significativa riduzione dei trasportatori della dopamina (DAT) in tutti i circuiti cerebrali che utilizzano questo neurotrasmettitore, compresi quelli per la regolazione dell'umore.
Al mantenimento del fumo tra le persone con disabilità intellettiva e problemi di salute mentale hanno contribuito molti fattori socio-culturali. Tra questi anche alcune false credenze, come quella che l'uso di tabacco rappresenti una sorta di automedicazione per questo tipo di disturbi.
La nicotina è una sostanza con un forte potere tonificante, è capace di migliorare transitoriamente la concentrazione e l'attenzione indipendentemente dalle condizioni mentali del fumatore, ma è assolutamente inefficace come farmaco o anche come coadiuvante per il trattamento di tutti i disturbi mentali. Al contrario sussistono dati sul suo potenziale patogeno, diretto o cofattoriale, così come per altre sostanze liberate dal fumo di sigaretta.
Un altro luogo comune è che il fumo, percepito come avente effetti distali, sia l'ultima cosa di cui preoccuparsi in pazienti con gravi deficit cognitivi e/o sintomi psichiatrici acuti. Invece queste persone risultano avere più probabilità di morire di malattie derivate dal tabacco che non per le conseguenze dei disturbi psichiatrici.
Infine si può credere che le persone con questi problemi non siano capaci di smettere di fumare.
Anche in questo caso evidenze crescenti dimostrano che i fumatori con problemi di salute mentale possono smettere difficoltà poco superiori a quelle degli altri fumatori e senza implicazioni negative sul funzionamento psichico.
Il fumo nelle persone con DI e problemi di salute mentale sembra rappresentare un'emergenza sanitaria. Alcuni Paesi europei stanno pianificando di adottare, già dal prossimo anno, nuovi standard per il trattamento della dipendenza da fumo. È auspicabile che anche in Italia i fornitori di assistenza sanitaria, i responsabili delle politiche e i promotori della salute mentale si coordino nello sforzo di migliorare l'accesso a programmi di trattamento basati sull'evidenza.
RIFERIMENTI
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