Il 28 maggio 2010 sul Corriere del Veneto è stata pubblicata una notizia che ha sollevato attenzione a livello internazionale: ‘la Regione Veneto si prepara ad escludere i disabili intellettivi dalle liste per il trapianto degli organi (Delibera di giunta n. 851 del 31 marzo 2009)'.
Il Dr. Nicola Panocchia, medico presso il Servizio di Emodialisi del Policlinico Agostino Gemelli dell’Università Cattolica di Roma, ed i suoi collaboratori hanno commentato e approfondito l’argomento in un articolo pubblicato nel numero di aprile della rivista scientifica American Journal of Transplantation. L'articolo, dal titolo significativo ''Transplantation and Mental Retardation: What Is the Meaning of a Discrimination?'', prende spunto dalle linee guida emanate dalla Regione Veneto per la valutazione psicologica in ambito di trapianto, in cui si afferma che la presenza di ritardo mentale lieve (Quoziente Intellettivo inferiore a 70) o medio/grave (Quoziente Intellettivo inferiore a 55 per il medio e inferiore a 35 per il grave) è, rispettivamente, una controindicazione relativa o assoluta al trapianto d'organo. Passando in rassegna la Costituzione Italiana, la Convenzione sui diritti delle persone con disabilità delle Nazioni Unite ratificata dal Parlamento italiano nel marzo 2009, le linee guida delle società nazionali e internazionali di trapianti d'organo e le pubblicazioni scientifiche sui risultati dei trapianti in persone con disabilità intellettiva, il gruppo del Dr. Panocchia afferma che non esiste un razionale per escludere dal trapianto le persone con disabilità intellettiva.
Inoltre, il quoziente intellettivo (QI), utilizzato come strumento per determinare la presenza e il grado di ritardo mentale, non è considerato, dagli autori dello studio, uno strumento idoneo. ''L'incapacità di migliorare la qualità di vita e la presunta scarsa aderenza alla terapia immunosoppressiva che metterebbe così a rischio la funzionalità dell'organo trapiantato - sostengono il Dr. Panocchia e i suoi collaboratori - sono le giustificazioni che vengono spesso addotte per negare il trapianto alle persone con disabilità mentale''. Gli autori evidenziano come queste giustificazioni non abbiano basi solide e siano il frutto di un pregiudizio che ritiene la vita delle persone con disabilità intellettiva di minor valore. ''La presunta scarsa aderenza alla terapia immunosoppressiva delle persone con ritardo mentale, per esempio, non trova conferma nei dati della letteratura''.
Anche da un punto di vista etico gli autori non ritengono sia giustificabile l'esclusione a priori di questi pazienti dalla lista d'attesa per trapianti d'organo, sia per i trapianti salvavita che per quelli terapeutici.
A seguito dell’accaduto, la Commissione d'inchiesta della Camera sugli errori in campo sanitario e i disavanzi sanitari regionali ha chiesto alla Regione Veneto "chiarezza" in merito alla presunta discriminazione dei pazienti con ritardo mentale, candidati al trapianto di organi. Oggetto di contestazione risulta in particolare una frase della delibera: "la possibilità di usufruire del trapianto trova ancora una limitazione nella scarsità di organi disponibili. Ci rende assolutamente necessario prestare particolare attenzione alla selezione dei pazienti". "Questa discriminazione, se confermata - spiega il presidente della Commissione Leoluca Orlando - si profila come un'offesa alla Costituzione italiana e, in particolare, all'articolo 32, che tutela la salute in quanto diritto fondamentale di ogni cittadino, e all'articolo 3 che sancisce l'uguaglianza e la pari dignità sociale di tutti i cittadini senza distinzione di sesso, razza, lingua, religione, opinioni politiche, condizioni personali e sociali". "Per questo - prosegue Orlando - chiederemo all'assessore alla sanità veneta Luca Coletto una relazione in riferimento alle modalità di garanzia di accesso, per i disabili intellettivi, alle liste d'attesa per il trapianto di organi, con ogni utile chiarimento in ordine a presunte denunciate limitazioni. Puntualmente l’assessore Luca Coletto ha replicato al coro di critiche sul Giornale di Vicenza, dicendo che “un sistema di trapianti all’avanguardia come il nostro (Veneto) ha il dovere, e lo fa, di porsi tutti i problemi che possano portare al fallimento o alla cattiva riuscita di un trapianto anche perché, come tutti sanno, nessuno al mondo dispone di tanti organi quanti sono i richiedenti”.
Quando da noi contattato per la condivisione di alcune riflessioni, il Dott. Panocchia ha definito l'argomento “una cartina di tornasole per verificare la presenza di pregiudizi e discriminazioni”.
Tutti sappiamo che le risorse sanitarie sono limitate e potremmo un giorno trovarci in molti a concorrere per usufruire di un trapianto o di una terapia intensiva disponibili per pochi. Ci sentiamo più tutelati se pensiamo che sarà un medico, “in scienza e coscienza”, ad operare una scelta dettata dalla necessità del momento, piuttosto che un legislatore “di parte” a imporre criteri discriminatori di natura socio-economica, forse addirittura informati da ideologie eugenetiche o da malcelato razzismo. Purtroppo la storia si ripete e solo la “memoria” ci potrà preservare dal commettere vecchi errori che potrebbero risultare catastrofici per il nostro futuro e per quello delle nuove generazioni.
RIFERIMENTI
Panocchia N, Bossola M, Vivanti G. Transplantation and mental retardation: what is the meaning of a discrimination? Am J Transplant. 2010 Apr;10(4):727-30.