Il CREA ha recentemente capitanato un gruppo di lavoro multidisciplinare e internazionale sulla riflessione sui rischi associati alla crescente estensione del disturbo dello spettro autistico (ASD), ben oltre i limiti definiti dai sistemi di classificazione internazionale, a partire dal DSM-5. Nel 2013 il concetto di spettro è stato introdotto dalla task force dell’Associazione Psichiatrica Americana, con la quale il dott. Bertelli ha avuto l’onore di collaborare come rappresentante dell’Associazione Mondiale di Psichiatria, con l’intento di indicare una gamma di condizioni con limiti sfumati fra loro ma non rispetto a quanto non compreso nella gamma stessa.
La prima produzione di questo gruppo di lavoro diretto dal CREA è stata una lettera all’editore della rivista scientifica Psychiatry Research volta a commentare un articolo di Dell'Osso e colleghi, pubblicato sulla stessa rivista nel primo semestre dell’anno, in cui veniva indicata la presenza di un ASD “sottosoglia” in un numero altissimo di pazienti con vari disturbi psichiatrici.
Nella lettera sono stati sottolineati alcuni importanti limiti di questo studio e di questa linea di ricerca in generale, avviata all’inizio del millennio, da Simon Baron-Cohen. In particolare è stato sottolineato come sia la presenza di tutti i sintomi della sindrome unitamente alla compromissione significativa del funzionamento della persona a definire il disturbo e di come invece singoli sintomi o combinazioni di sintomi, anche sfumati, non possano avere lo stesso valore patognomonico. In altre parole quando alcuni tratti specifici sono presi fuori dal contesto o al di fuori dell'intera costellazione di caratteristiche che definiscono l'ASD, possono rappresentare una varietà di condizioni diverse dall'ASD stesso.
Il crescente ampliamento dell'ASD e l’introduzione del "sottosoglia" portano l'attenzione psichiatrica su un territorio inesplorato che richiede molta ricerca prima di essere applicato alla clinica quotidiana. L'abbandono della diagnosi categoriale a favore di approcci dimensionali privi di informazioni sostanziali sul contesto rischia di patologizzare prematuramente la normale fragilità psicologica umana, di sminuire il significato diagnostico e di compromettere l'appropriatezza delle considerazioni terapeutiche.
Il rischio più importante è che questo allargamento sottragga la maggior parte delle risorse disponibili, sia economiche che socio-culturali, alle persone con ASD che presentano maggior bisogno di supporto, con difficoltà comunicative, cognitive e di adattamento. Il bisogno attualmente più cogente è che la psichiatra trovi finalmente spazio per le persone con questi bisogni e non che cambi la definizione diagnostica agli utenti che ha già in carico.
Infine, il gruppo di lavoro diretto dal CREA ha sottolineato come l’eccessivo allargamento dello spettro autistico e i grandi rischi a questo associati, siano una conseguenza dell'insufficienza degli approcci unitari dei sistemi internazionali di classificazione rispetto ai principali disturbi del neurosviluppo, come appunto l’ASD, il disturbo dello sviluppo intellettivo o l’ADHD.
La versione integrale della lettera pubblicata su Psychiatry Research è disponibile al seguente URL: https://www.sciencedirect.com/science/article/abs/pii/S016517812300567X?via%3Dihub