La prevalenza di disturbi psichiatrici nella popolazione con DI varia considerevolmente nei diversi studi, rimanendo tuttavia sempre compresa fra valori molto più alti di quelli della popolazione normale. Per di più gli individui che ricevono una precisa diagnosi di disturbo psichiatrico rappresentano solo una piccola parte di tutti i disabili che vengono in contatto con uno psichiatra. Infatti come qualunque altra, la persona con DI può presentare problemi emotivi, comportamentali, interpersonali o di adattamento che non costituiscono dei disturbi psichiatrici veri e propri ma che possono nondimeno giovarsi di un intervento specialistico.
La diagnosi psichiatrica, già complessa nella popolazione generale, diviene di ancor più difficile attuazione nella persona con DI, soprattutto nei gradi grave e gravissimo, dove le normali capacità comunicative sono fortemente limitate o assenti. La valutazione si incentra spesso su l’osservazione diretta dei comportamenti e sulle modalità d’interazione con l’esterno, attraverso la conoscenza contestualizzata dei precisi significati dei diversi fattori ambientali. L’incertezza diagnostica rimane un problema frequentissimo che viene altrettanto frequentemente risolto con rapidità sotto la spinta dei pazienti, dei loro familiari, degli operatori, ma spesso anche di una eccessiva facilità dei medici e degli psichiatri a ricorrere alla prescrizione farmacologica. Di fronte ad un inquadramento diagnostico ambiguo la persona malata ed i suoi familiari si preoccupano più che mai, divengono ansiosi, le problematiche burocratiche aumentano e lo staff di cura e d’assistenza, privo di un razionale d’intervento, perde d’efficacia nel suo operare quotidiano.
Una delle cause, o forse delle conseguenze, di tale misconoscenza della psichiatria è la carenza di strumenti di valutazione specifici, sia a livello nazionale che internazionale.
L’evoluzione della valutazione psichiatrica per la DI ripercorrere le tappe già seguite dalla psichiatria generale, arenandosi nella dicotomia tra spiegazione e comprensione, tra soggettività ed oggettività, tra alterazioni del pensiero e del comportamento.
La maggior parte degli strumenti finora prodotti sono applicabili ai soggetti con i gradi più lievi di DI, hanno un valore orientativo, sono poco sensibili o richiedono tempi lunghissimi di compilazione. I più utilizzati a livello internazionale sono la DASH (Diagnostic Assessment for the Severely Handicapped), evoluzione della PIMRA (Psychopathological Instrument for Mentally Retarded Adults) e la PAS-ADD (Psychopathological Assessment Schedule for Adult with Developmental Disability). In Italia, accanto agli adattamenti di PIMRA e DASH, sono stati proposti la VAP-H (Valutazione Psicopatologica per lo Handicap) e lo SPAID (Strumento Psichiatrico per l’Adulto Intellettivamente Disabile).
Lo SPAID-G è stato pensato come strumento in grado di contenere i limiti degli altri sistemi di valutazione strutturata. L’idea di fondo alla sua costruzione è consistita proprio nella possibilità di identificare i sintomi psichiatrici a partire dal livello manifesto, anche nei casi in cui il grado di RM sia grave o gravissimo. Lo SPAID è un sistema complesso, che comprende una versione per la valutazione preliminare di area psicopatologica (SPAID-G), senza alcun limite cronologico nella rilevazione della sintomatologia, e moduli area-specifici che consentono, sulla base del precedente orientamento dimensionale, di procedere ad una diagnosi precisa in accordo con i criteri DSM-IV TR. I 52 item che compongono la versione “G” sono rappresentati da descrizioni comportamentali dei singoli sintomi, ascrivibili alle categorie diagnostiche psichiatriche descritte nel DSM-IV TR.
Anche i disturbi organici (o somatici) sono più frequenti nelle persone con DI che nella popolazione generale. Le cause sono nuovamente rintracciabili in una maggiore vulnerabilità, legata a sua volta ad un lungo elenco di fattori fra cui l’inadeguatezza delle risorse sanitarie, le difficoltà di igiene, le alterazioni morfo-funzionali congenite, i disturbi comportamentali. Per gli stessi motivi sussiste anche una maggiore sensibilità agli effetti indesiderati dei farmaci e degli altri interventi terapeutici.
BIBLIOGRAFIA
- Bertelli M., Scuticchio D., Ferrandi A., Bianco A, et al. Prevalence of psychopathological features in id: the italian SPAID multicentric study. Atti del VII Congresso Europeo Mental Health in Intellectual Disability (MH-ID) (Amsterdam 3-5 Settembre 2009), in press.
- Cooper S.-A. & Smiley E. (2009) Prevalence of intellectual disabilities and epidemiology of mental ill-health in adults with intellectual disabilities. In: Oxford Textbook of Psychiatry (ed. G. Goodwin). Oxford (in press).
- Cooper S.-A., Smiley E., Morrison J., Allan L. & Williamson A. (2007) Prevalence of and associations with mental ill-health in adults with intellectual disabilities. British Journal of Psychiatry 190, 27–35.