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sospensione della terapia psicofarmacologica
12/02/2018

RIDUZIONE E/O SOSPENSIONE DEI FARMACI ANTIPSICOTICI NELLA GESTIONE DEI COMPORTAMENTI PROBLEMA IN PERSONE CON DISTURBO DELLO SVILUPPO INTELLETTIVO: NUOVI DATI DALLA RICERCA E IMPLICAZIONI PER LE BUONE PRATICHE (PARTE SECONDA)

Recentemente alcuni ricercatori dell'University College of London hanno condotto una revisione sistematica degli studi orientati a valutare la frequenza della riduzione/sospensione delle farmacoterapie antipsicotiche nelle persone con disabilità intellettiva e il loro effetto su vari ambiti clinici e di funzionamento personale. Tale revisione ha preso in considerazione 21 studi per un totale di 1027 partecipanti. I risultati, pubblicati su Lancet Psychiatry, sebbene non siano in grado di fornire dati conclusivi, appaiono comunque di grande utilità per la definizione di nuove pratiche cliniche. In particolare i risultati più spesso replicati sull'esito della riduzione/sospensione degli antipsicotici riguardano: 1) l'aumento delle discinesie, che tenderebbero comunque a ridursi nel tempo negli studi con lunghi periodi di follow-up; 2) il miglioramento dei parametri correlati alla sindrome metabolica; 3) la riduzione del peso corporeo; 4) il potenziamento di alcune abilità cognitive. Per quanto riguarda invece l'effetto della riduzione/sospensione degli antipsicotici sui comportamenti problema non vengono riportati risultati univoci: alcuni studi rilevano un miglioramento o nessuna variazione, altri un grave deterioramento del comportamento che può persistere per diversi anni. Anche l'effetto sulla psicopatologia di base risulta incerto, anche se la maggior parte degli studi rileva un'esacerbazione di nuovi sintomi psicotici, anche in assenza di sintomatologia psicotica precedente. Alla luce di questi risultati, i ricercatori hanno cercato di individuare alcune variabili potenzialmente in grado di predire il successo o l'insuccesso della riduzione/sospensione della terapia antipsicotica. Ad esempio è stato rilevato che un più alto dosaggio di antipsicotico, un maggiore numero di comportamenti problema, una più alta comorbidità psichiatrica e l'assenza di terapie concomitanti al baseline, possono correlare con l'insuccesso della riduzione/sospensione della terapia farmacologica. Anche le condizioni di lavoro, l'ambiente di vita, i tratti individuali, l'esperienza del personale e l'attribuzione di significato rispetto al comportamento problema oggetto di studio, possono influenzare la buona riuscita dell'intervento. In conclusione possiamo affermare che al momento attuale non esistono delle linee guida capaci di orientare il clinico verso la scelta di una riduzione/sospensione della terapia antipsicotica. Le ricerche future dovranno quindi effettuare studi metodologicamente più validi per sostenere o meno l'utilità di una scelta del genere nella gestione dei comportamenti problema nelle persone con disabilità intellettiva. RIFERIMENTI - National Institute for Health and Care Excellence. Challenging behaviour and learning disabilities: prevention and interventions for people with learning disabilities whose behaviour challenges (NICE guideline NG11). 2015. - Royal College of Psychiatrists. Psychotropic drug prescribing for people with intellectual disability, mental health problems and/or behaviours that challenge: practice guidelines. Royal College of Psychiatrists: London, 2016. - Sheehan R, Hassiotis A. Reduction or discontinuation of antipsychotics for challenging behaviour in adults with intellectual disability: a systematic review. Lancet Psychiatry. 2017 Mar;4(3):238-256. - Sheehan R, Hassiotis A, Walters K, Osborn D, Strydom A, Horsfall L. Mental illness, challenging behaviour, and psychotropic drug prescribing in people with intellectual disability: UK population based cohort study. BMJ 2015; 351: h4326.

Michele Rossi e Marco O. Bertelli