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funzionamento intellettivo limite
02/03/2017

FUNZIONAMENTO INTELLETTIVO LIMITE E VULNERABILITÀ PSICHIATRICA: UNA REALTÀ MISCONOSCIUTA

L’espressione “funzionamento intellettivo limite (FIL)” descrive una condizione complessa, caratterizzata da un quoziente intellettivo (QI) al di sotto della media della popolazione (fra una e due deviazioni standard; QI tra 71 e 84), ma non abbastanza da rientrare nei limiti superiori della disabilità intellettiva (ex ritardo mentale).
Secondo gli ultimi studi epidemiologici, il FIL riguarderebbe circa il 13% della popolazione. I dati europei più attendibili, raccolti nel 2008 dalla Professoressa Hassiotis e dai suoi collaboratori del Regno Unito su un campione di quasi 8.500 adulti, indicano una prevalenza di 1 persona su 8. Altri studi riportano percentuali ancora più alte, fino al 25% in sottogruppi particolari di popolazione, come le vittime di sfruttamento.
Il FIL rappresenta un codice quinto del vecchio DSM (IV-TR), utilizzato soprattutto in ambito forense, talvolta quasi come se fosse un disturbo ben definito. Il DSM-5 lo inserisce nella categoria “ulteriori condizioni che possono essere oggetto di attenzione clinica” e sottolinea l’importanza di differenziarlo dalla disabilità intellettiva lieve, anche attraverso una caratterizzazione delle funzioni cognitive, adattive e della vulnerabilità psicopatologica.
Ad oggi, nonostante la rilevanza numerica, il FIL non ha ricevuto adeguata attenzione da parte della comunità scientifica e le diverse implicazioni della sua implementazione a categoria psichiatrica standard o al contrario della sua estinzione per fusione con la nuova diagnosi di disturbo dello sviluppo intellettivo sono ancora oggetto di discussione.
Alcuni ricercatori, fra cui gli estensori del presente contributo, ritengono che il QI non rappresenti un parametro sufficiente a definire il confine tra disabilità intellettiva lieve, FIL e funzionamento normale. L’intelligenza come espressione di abilità cognitiva unitaria, espressa dal QI, è infatti sempre più criticata, a favore della combinazione di singole funzioni cognitive con un’ampia gamma di specificità, quali la logica, la memoria, o l’emotività, e dello loro declinazioni esecutive e adattive nelle diverse situazioni di vita.
La complessità del FIL è legata anche all’elevata vulnerabilità psicopatologica. Diversi studi hanno rilevato una prevalenza di disturbi psichiatrici significativamente più alta rispetto alla popolazione generale, soprattutto disturbi d'ansia, di personalità e disturbi correlati all'abuso di sostanze. Sono stati ripetutamente rilevati tassi più alti anche di emarginazione, sfruttamento, abuso, rischio d’abbandono, tentativi di suicidio, ricorso a terapie psicofarmacologiche e a servizi territoriali di assistenza, inclusi quelli d’emergenza.
Uno studio olandese appena pubblicato sulla rivista PloS One ha rilevato che la presenza di FIL nei pazienti psichiatrici è molto più elevata di quanto non venga normalmente ritenuto dalla maggior parte degli psichiatri. Lo studio ha previsto lo screening per FIL e disabilità intellettiva di grado lieve in 208 pazienti ricoverati presso reparti psichiatrici: il 43,8% del campione è risultato positivo e ha mostrato associazioni non tanto a una specifica diagnosi psichiatrica quanto al maggior numero di ricoveri e interventi obbligatori. Questi fattori prognostici negativi possono dipendere sia dalla presenza di FIL ma anche dalla sua inadeguata o intempestiva identificazione, che possono precludere o limitare fortemente la messa in atto di interventi non farmacologici specifici.
Purtroppo ad oggi la capacità dei servizi di salute mentale di incontrare i bisogni specifici delle persone con FIL appare gravemente limitata, in linea con quanto accade per la disabilità intellettiva e altri disturbi del neurosviluppo.

RIFERIMENTI

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- Wieland J, Zitman FG. It is time to bring borderline intellectual functioning back into the main fold of classification systems. BJPsych Bull. 2016 Aug;40(4):204-6.

Annamaria Bianco, Giulia Vannucchi e Marco O. Bertelli