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attività ippocampo e disfunzioni cognitive
30/08/2015

L’ATTIVITÀ DELL’IPPOCAMPO COME MARCATORE BIOLOGICO DELLE DISFUNZIONI COGNITIVE E PSICOLOGICHE SPECIFICHE, NELLA SCHIZOFRENIA E NEI DISTURBI DEL NEUROSVILUPPO

L'ippocampo è una formazione del sistema nervoso centrale situata bilateralmente nel lobo temporale. Fa parte del sistema limbico, col quale svolge attività basilari per l'integrazione tra il sistema nervoso vegetativo e quello neuroendocrino, la memoria, le emozioni, l'umore, il senso di autocoscienza e, attraverso questi, il comportamento individuale.
Già da alcuni anni gli studi di neuroimaging funzionale mostrano che l’attività dell’ippocampo è aumentata nei pazienti schizofrenici, ma la relazione tra questo fenotipo, le funzioni cognitive e i sintomi del disturbo non è stata ancora sufficientemente approfondita.
Recentemente l’American Journal of Psychiatry ha pubblicato uno studio condotto dal Prof. Jason Tregellas e dai suoi collaboratori presso l’Anschutz Medical Campus dell’Università di Denver in Colorado (Stati Uniti), in cui l’attività ippocampale di un gruppo di 28 pazienti schizofrenici è stata confrontata con quella di un gruppo di controlli sani mediante lo scanner per la risonanza magnetica con campo elevato (3T). Attraverso analisi di correlazione è stato anche indagato il rapporto tra l’attività dell’ippocampo, l'intensità dei sintomi della schizofrenia, sia positivi che negativi, e le funzioni cognitive, misurate attraverso la MATRICS Consensus Cognitive Battery (MCCB).
Il Prof. Tregellas e colleghi hanno osservato che l’attività dell’ippocampo destro era due volte più elevata nei pazienti schizofrenici rispetto ai controlli, mentre i punteggi alla MCCB per alcune funzioni cognitive, quali l'attenzione, la cognitività sociale e velocità di processamento erano più bassi nei pazienti schizofrenici. Lo studio ha dunque evidenziato una correlazione negativa tra l’attività dell’ippocampo e i punteggi alla MCCB, con un aumento dell’attività ippocampale regolarmente associato a una riduzione dei punteggi della performance cognitiva, soprattutto nell'ambito dell'attenzione, vigilanza, memoria di lavoro e apprendimento visivo, disfunzioni sulle quali la letteratura non concorda, ma che frequentemente non vengano considerate deficitarie nella schizofrenia.
Oltre a ciò i risultati hanno mostrato una correlazione positiva tra l’attività ippocampale e i sintomi negativi, mentre è emersa una correlazione negativa tra i punteggi alla MCCB e i sintomi negativi.
Gli autori concludono che l’attività dell’ippocampo potrà essere utilizzata per studiare il funzionamento cognitivo schizofrenico, per comprendere meglio le basi biologiche e i meccanismi che definiscono i sintomi del disturbo e le risposte ai vari trattamenti.
Alterazioni dei sistemi neurali filogeneticamente e ontogeneticamente più recenti sono state rilevate anche nelle principali sindromi genetiche includenti disabilità intellettiva, la Down e l'X Fragile, lasciando ipotizzare che i deficit cognitivi di queste condizioni possano essere legati a una struttura cerebrale limitante la comunicazione inter-regionale attraverso l'ippocampo. Nell'X Fragile sono in corso di approfondimento rilevamenti di difetti sinaptici determinanti disfunzioni dei circuiti di precontrollo inibitorio della fibre perforanti che vanno dalla corteccia temporale al Corno d'Ammone e che rappresentano il principale flusso d'informazioni ricevuto dall'ippocampo.
Recentemente teorie simili sono state formulate anche per spiegare le difficoltà di processamento cognitivo dell'autismo.

RIFERIMENTI

- Edgin JO. Cognition in Down syndrome: a developmental cognitive neuroscience perspective. Wiley Interdiscip Rev Cogn Sci. 2013 May;4(3):307-17.
- Tregellas JR, Smucny J, Harris JG, Olincy A, Maharajh K, Kronberg E, Eichman LC, Lyons E, Freedman R. Intrinsic hippocampal activity as a biomarker for cognition and symptoms in schizophrenia. Am J Psychiatry. 2014 May 1;171(5):549-56.
- Wahlstrom-Helgren S, Klyachko VA. GABA(B) Receptor-mediated feed-forward circuit dysfunction in the mouse model of fragile X syndrome. J Physiol. 2015 Aug 18.

Micaela Piva Merli e Marco O. Bertelli