La spiritualità è una presente in maniera trasversale rispetto alle caratteristiche individuali. Essa non è legata necessariamente alla religiosità o alla fede in qualcosa di riconoscibile e condiviso, ma anche ai valori organizzatori della vita quotidiana; influenza la cognitività e la condotta, e permette di distaccarsi dalle cose tangibili, comprese le condizioni di disagio o di malattia.
Autorevoli studi internazionali hanno definito la spiritualità come una dimensione funzionale al raggiungimento di un soddisfacente stato di salute psicofisica e di una buona qualità di vita. In particolare molte ricerche correlazionali hanno evidenziato un’associazione positiva tra costrutti di tipo spirituale/religioso e indici di salute mentale e organica, da una guarigione più rapida da vari disturbi dell’umore, a una riduzione del rischio di sviluppare alcuni disturbi psichiatrici, a una ridotta prevalenza di malattie cardiocircolatorie, a un miglior funzionamento del sistema immunitario ed endocrino, a una prognosi più favorevole in caso di neoplasie, fino a un aumento della durata della vita.
Nonostante la maggiore vulnerabilità psico-fisica e le minori soddisfazioni di vita rispetto alla popolazione generale, le persone con disabilità intellettiva (DI) hanno spesso scarse opportunità di crescita spirituale. La mancanza di attenzione specifica per quest’ambito deriva in gran parte dall’opinione che la presenza di un deficit cognitivo, specie se grave o gravissimo, interferisca con la possibilità di comprendere e sviluppare aspetti immateriali della vita. Ciò è in parte confermato dal fatto che la maggior parte delle risorse profuse per il benessere delle persone con DI riguardano il cibo, il movimento e altri ambiti dell'essere fisico.
In realtà ogni essere umano è potenzialmente in grado di intuire e far crescere dentro di sé una dimensione trascendente. Le conoscenze neuropsicologiche indicano infatti che tale capacità è sostenuta da strutture cerebrali sottocorticali, diverse cioè da quelli a cui normalmente si ascrivono le capacità intellettive, logico-deduttive. La vita spirituale può regalare in tutte le persone, con o senza DI, vissuti di serenità, armonia, tranquillità e, attraverso questi, sensazioni di fiducia, protezione e sicurezza, paragonabili, se non superiori, a quelle determinate da fattori fisici.
A tal proposito, poco più di un anno fa, la Conferenza Episcopale d'Inghilterra e Galles ha promosso la nascita di Kairos, un forum orientato a offrire condivisione e supporto spirituale alle persone intellettivamente disabili. Kairos è diretto da Cristina Gangemi, consulente per la disabilità dell’Arcidiocesi di Southwark (Londra), e da John Swinton, docente di teologia presso l’Università di Aberdeen (Scozia). Il forum non è un’organizzazione religiosamente caratterizzata ma piuttosto uno spazio transculturale in cui si tenta d’incontrare i bisogni spirituali delle persone. Nello specifico, il piano operativo di Kairos mira a facilitare la creazione di una rete di supporto per coloro che vivono e lavorano nel settore della disabilità, a sviluppare risorse educative o di altro tipo destinate all’assistenza di singoli/famiglie e professionisti del settore, a fornire un servizio di consulenza per la cura e l’accompagnamento delle persone con deficit intellettivo, a lavorare con le scuole per rendere gli insegnanti e gli studenti capaci di approfondire il tema della disabilità. Kairos lavora in stretta collaborazione con il Center for Spirituality Health and Disability dell'Università di Aberdeen, al fine di creare un progetto di ricerca sui bisogni della popolazione con DI. Questo potrebbe tradursi nella raccolta di informazioni funzionali alla buona assistenza globale, sensibilizzando chi assiste le persone con DI a occuparsi di più della loro vita spirituale.
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