L'estrema variabilità della sintomatologia autistica, oggi ulteriormente incrementata dall'introduzione del concetto di spettro autistico, è uno dei problemi più grandi nella diagnosi e nel trattamento dei disturbi psichici che insorgono nelle prime età della vita.
La comunità scientifica internazionale ritiene che questo polimorfismo sia attribuibile ad una complessità di fattori causali diversi, sia di tipo biologico, soprattutto genetico, che di tipo ambientale.
Una buona parte dei ricercatori del settore sostiene che tutti questi fattori diversi possano determinare lo stesso meccanismo biologico che sottiene ai sintomi nucleari del disturbo. Questo meccanismo non è ancora noto, ma nuove tecnologie e nuove strategie di ricerca stanno fornendo interessanti indicazioni su un possibile coinvolgimento delle sinapsi.
Le sinapsi sono giunzioni tra i processi di due neuroni o tra un neurone e un organo effettore, al cui livello gli impulsi nervosi vengono trasmessi elettricamente o chimicamente. Queste giunzioni ospitano centinaia di proteine che regolano i complessi meccanismi di comunicazione intercellulare.
Alcuni anni fa un gruppo di ricercatori ha individuato in un campione di persone con autismo delle mutazioni nei geni che codificano per alcune di queste proteine, come la neuroligina, la neurexina e la SHANK-3 e si è così cominciato a sospettarne un ruolo centrale nella patogenesi del disturbo.
Il sospetto è cresciuto nel 2008, quando gruppi diversi di ricerca delle università UCLA, Yale e Johns Hopkins hanno tutti individuato nel gene di un'altra proteina sinaptica, la CNTNAP2, un altro sito predisposizione all'autismo. I gruppi sono arrivati alla stessa proteina utilizzando percorsi di ricerca e tecniche diverse e hanno così confermato reciprocamente i propri risultati.
L'importanza del disturbo sinaptico è stata definitivamente riconosciuta alla fine del 2008 da un rapporto dell'Ospedale pediatrico di Boston. Applicando, per la prima volta all'autismo, il sistema di mappatura omozigotica, un gruppo di ricercatori dell'ospedale ha confermato che i loci di suscettibilità genetica precedentemente identificati ed altri associati ad altre proteine sinaptiche, come il PCDH10, risultavano più frequentemente alterati nella popolazione con autismo. Il PCDH10 era già noto come codificate per una proteina coinvolta nei cambiamenti sinaptici che sottendono l'apprendimento.
Nel 2009 il metodo GWAS (Genome-Wide Association Studies) ha permesso di identificare cambiamenti singoli nel DNA nucleotidico e di precisarne la specificità in termini di fattori di rischio genetici. Un nutrito gruppo di scienziati, condotto dai ricercatori dell'Ospedale pediatrico di Philadelphia e dall'Autism Genome Project, ha applicato questo metodo all'analisi di decine di migliaia di campioni di DNA provenienti da persone con disturbi dello spettro autistico. I risultati hanno ancora una volta indicato l'esistenza di varianti di DNA associate con i geni delle proteine implicate nella formazione delle strutture deputate alla connettività neuronale: le 'cadherin' (Calcium dependent adhesion molecules) 10 and 9.
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