La ricerca continua a confermare che nelle Persone con Disturbi dello Sviluppo Intellettivo (PcDSI) e/o Disturbi dello Spettro Autistico (DSA), i Comportamenti Problema (CP) sono molto frequenti, con una prevalenza variabile dal 5 al 60%, e rappresentano i maggiori ostacoli agli interventi clinici, riabilitativi e d'integrazione sociale. È stato anche rilevato che il 14-30% delle PcDSI e/o DSA riceve farmaci psicoattivi per la gestione di questi comportamenti, senza che sia stato diagnosticato un disturbo psichiatrico sottostante. I due terzi dei farmaci prescritti sono rappresentati da antipsicotici.
L'utilizzo di questa classe di farmaci è supportato da un numero crescente di evidenze e opinioni d'esperti, sebbene alcuni anni fa Tyrer, Bouras e collaboratori abbiano riscontrato che il placebo può essere più efficace di aloperidolo o di risperidone nel controllare i CP nelle PcDI.
Molti autori indicano una maggiore efficienza (efficacia sui sintomi, sicurezza e capacità di continuità di trattamento) degli antipsicotici di nuova generazione (ANG) rispetto alle molecole più datate, in tutte le età delle PcDI. Fra questi, risperidone e olanzapina risultano essere i farmaci più utilizzati, sebbene non abbiano un'indicazione specifica in riferimento all'età adulta. Risperidone riporta in scheda tecnica un'indicazione per il trattamento sintomatico a breve termine dell’aggressività persistente nel disturbo della condotta in bambini e adolescenti con funzionamento intellettuale al di sotto della media o con ritardo mentale nei quali la gravità dei comportamenti aggressivi o di altri comportamenti dirompenti richieda un trattamento farmacologico.
Tra gli altri ANG aripiprazolo ha ricevuto l’approvazione della Food and Drug Admnistration per il trattamento dell’irritabilità in pazienti pediatrici affetti da autismo, ma solo negli USA. Recentemente Deb e collaboratori hanno pubblicato una revisione sistematica della letteratura in merito all’utilizzo di questa molecola per la gestione dei CP in PcDSI e/o DSA. Fra tutti i contributi presenti nella letteratura internazionale, solo una ventina sono stati considerati di valore scientifico e, sebbene la maggior parte di questi supporti una buona efficacia d'aripiprazolo nella gestione di diversi tipi di CP, sono state spesso rilevate importanti carenze metodologiche che inficiano la qualità e la validità dei risultati. Dei 20 studi considerati, solo 2 risultano essere dei trial clinici randomizzati, controllati, multicentrici e in doppio cieco, quindi con un alto indice di validità dei risultati, ma entrambi sono stati sponsorizzati dall’azienda farmaceutica produttrice del farmaco. Entrambi comunque dimostrano efficacia, sicurezza e tollerabilità a breve termine nel trattamento dei CP in bambini e adolescenti affetti da DSA. Un terzo studio, in aperto, della durata di 52 settimane, risulta essere la continuazione di uno dei due precedenti, ed è stato progettato sempre dall’azienda madre del farmaco. I risultati ottenuti in questo studio dimostrano una buona tollerabilità dell’aripiprazolo anche a lungo termine, individuando nella sedazione l'evento avverso più comune.
Degli altri 17 studi considerati nella revisione di Deb e collaboratori, 6 sono studi prospettici e 11 sono studi retrospettivi (di cui 4 case report). I risultati ottenuti dai singoli lavori sembrano supportare una certa efficacia di aripiprazolo nel trattamento dei CP, pur evidenziando la presenza di svariati effetti collaterali, tra cui aumento del peso, aumento dell’appetito, sedazione, stanchezza, tremore e scialorrea. Sono anche stati riportati casi d’inefficacia. Sono state individuate troppe differenze metodologiche, che riguardano il tipo di campione selezionato, la scelta delle misure di outcome, la dose di farmaco utilizzata, l’impiego o meno di tecniche non farmacologiche, l’utilizzo di altri farmaci, la presenza di disturbi psichiatrici in comorbidità, per poter comparare i singoli risultati e quindi raggiungere conclusioni definitive. È necessario che i dati scientifici a disposizione sull’efficacia dell’aripiprazolo vengano confermati da ulteriori studi che approfondiscano il profilo di efficacia e di tollerabilità, seguendo criteri standardizzati, soprattutto in riferimento all'età adulta ed alle fasi di transizione (dall'adolescenza all'età adulta e dall'età adulta all'età senile). Inoltre le valutazioni effettuate non affiancano alle misure di esito tradizionali (efficacia a breve, medio, lungo termine e sicurezza) quelle riferite alla continuità del trattamento ed alla centralità della persona, come la qualità di vita.
In assenza di chiare evidenze sperimentali per la gestione dei CP in PcDSI e/o DSA, la Sezione Disabilità Intellettiva dell'Associazione Mondiale di Psichiatria (WPA-SPID) ha prodotto delle linee-guida internazionali (tradotte in italiano dal nostro centro di ricerca) per aiutare il clinico nella pratica quotidiana. Queste linee guida sono scaricabili gratuitamente al seguente indirizzo: http://www.wpanet.org/uploads/Sections/Psychiatry_Intellectual/Linee%20Guida%20WPA%20TFCPDI_4_9_2012.pdf
RIFERIMENTI
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