Nelle persone con disabilità intellettiva i sintomi depressivi sono spesso atipici, cioè diversi da quelli rilevabili nella maggior parte delle persone della popolazione generale. Fra le principali cause di tali diversità sono state individuate la “distorsione intellettiva”, ovvero il diverso livello di funzionamento cognitivo, comunicativo, fisico e sociale, l’”inappropriatezza evolutiva”, ovvero il ritardo nello sviluppo individuale, il “mascheramento psicosociale”, ovvero le peculiari influenze interpersonali, culturali e ambientali, la “vulnerabilità neurovegetativa”, cioè la maggiore tendenza a esprimere la sofferenza psichica con sintomi somatici, cambiamenti dei ritmi circadiani o distonie neurovegetive e la “disintegrazione cognitiva”, ovvero la compromissione dei meccanismi di coping e d’elaborazione degli stressori.
I clinici che non hanno ricevuto un training specifico in psichiatria della disabilità intellettiva hanno grandi difficoltà a riconoscere questi sintomi atipici e a distinguerli dai comportamenti abituali di molte persone con disabilità intellettiva (sovra-ombratura diagnostica).
La ricerca indica che irritabilità, rallentamento o agitazione psicomotoria, ingestione di sostanze non edibili, variazioni del sonno e dell’appetito, distonie neurovegetative (sudorazione, tachicardia) e aggressività, sia verso se stessi che verso altre persone o oggetti, rappresentano nelle persone con disabilità intellettiva gli ‘equivalenti comportamentali’ più frequenti dei sintomi depressivi. Alcuni di questi comportamenti sono stati associati anche a sintomi nucleari di altri disturbi psichiatrici, inclusi i disturbi dell’umore contropolari alla depressione, cioè gli episodi maniacali e ipomaniacali.
La professoressa Anne Hurley della Tufts University del Massachusetts (USA) ha recentemente confermato i risultati dei suoi precedenti studi del 2008 in cui l’irritabilità e i comportamenti auto-lesivi risultavano ugualmente presenti nelle sindromi diagnosticate come episodio depressivo maggiore e in quelle diagnosticate come episodio maniacale, mentre l’aggressività etero-diretta era più frequente, in modo statisticamente significativo (X2 6,852; p=0,01), negli episodi bipolari. Nei lavori della Professoressa Hurley anche la rabbia acuta risulta significativamente più presente nei disturbi bipolari rispetto a quelli unipolari (X2 9,006; p=0,001).
Nel 2001 il Royal College of Psychiatrists (UK) ha prodotto i Diagnostic Criteria for Learning Disability (DC-LD), un manuale diagnostico per i disturbi psichiatrici specifico per le persone con disabilità intellettiva in cui sono stati adattati i criteri per la popolazione generale dell’ICD-10. Qui veniva già indicato che per fare diagnosi di disturbo depressivo, gli equivalenti comportamentali devono rappresentare un cambiamento significativo rispetto alla condizione individuale di base, che l’umore irritabile può essere un sintomo nucleare ed esprimersi come comparsa o incremento d’aggressività fisica o verbale in risposta a stimoli minori generalmente ben tollerati dalla persona. Altri esempi di conversioni sul piano osservazionale-comportamentale dei sintomi depressivi ICD-10 indicate dai DC-LD sono l’incapacità di divertirsi con le attività prima divertenti, interessanti e la riduzione della partecipazione alle attività, che si riferiscono al sintomo “perdita d’interesse o piacere per le attività”, o la riduzione nell'iniziativa all'interazione sociale e l’aumentata tendenza al ritiro negli approcci d'interazione fatti da altri, che invece si riferiscono al sintomo “ritiro sociale”.
La capacità d’individuare i sintomi della depressione sul piano osservazionale-comportamentale potrebbe essere di grande utilità anche per condizioni diverse dalla disabilità intellettiva.
RIFERIMENTI
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