Secondo le ricerche più recenti la prevalenza dei disturbi psichiatrici nelle persone con Disabilità Intellettiva (DI) è circa 4 volte superiore rispetto alla popolazione generale. Una delle categorie diagnostiche più frequenti è il disturbo depressivo maggiore, con una prevalenza che varia dall’ 1,3 al 3,7%. L’eziologia della depressione nella DI non è ancora chiaramente definita, i dati disponibili indicano combinazioni variabili di fattori biologici, psicologici e sociali, simili a quelle della popolazione generale, che agiscono però su una maggiore e più complessa vulnerabilità psico-fisica.
Alcune sindromi genetiche includenti DI, come la sindrome di Down, di Prader-Willi, di Williams, di Turner e di Di George si associano più spesso di altre sindromi e di altre condizioni a episodi depressivi ricorrenti. Disabilità croniche, malattie neurologiche come l'epilessia (presente nel 30% delle persone con DI), l’anzianità e il genere femminile, sono altri fattori biologici di vulnerabilità individuati dalla letteratura.
Sempre secondo la ricerca, gli aspetti psicologici e sociali più spesso implicati nell’etiopatogenesi sono la difficoltà nello sviluppo di strategie di coping, la scarsa autostima, i vissuti di discriminazione, di rifiuto, di stigmatizzazione, l’abuso, lo status socio-economico basso, gli eventi di vita stressanti, la difficoltà a instaurare relazioni interpersonali soddisfacenti, la mancanza di supporto sociale, emotivo e l’ambiente ipostimolante.
Anche la scarsa padronanza dell’ambiente, la constatazione della frequente incapacità di raggiungere gli obiettivi desiderati e la mancanza di soddisfazioni possono favorire un atteggiamento di tristezza, impotenza e distacco.
Alcuni sintomi depressivi sembrano derivare da altri: per esempio comportamenti oppositivi o di disinteresse possono conseguire a difficoltà d'apprendimento superiori a quelle di base o da difficoltà di partecipazione, a loro volta legate a difficoltà d’attenzione o di comprensione.
Altri sintomi possono essere involontariamente determinati dall’ambiente: per esempio la comparsa in una persona con DI di condotte d'isolamento e di rinuncia può generare maggiore considerazione da parte di familiari, assistenti o altri operatori e può indurre la stessa persona con DI a farne una modalità per richiamare l’attenzione o ottenere altri vantaggi.
Anche lo stress può o innescare o mantenere un disturbo depressivo. Alcuni esempi di eventi stressanti individuati dalla ricerca sono il lutto, il cambio d’educatore o d'assistente, i cambiamenti nella routine quotidiana, il cambio di residenza. Alcuni studi indicano che le persone con DI sono più a rischio della media delle persone di sperimentare eventi di vita oggettivamente avversi. Secondo altri ricercatori, come Esbensen e Benson, sarebbe soprattutto la percezione individuale a rendere un evento di vita più o meno negativo e la tendenza a interpretare un evento di vita come negativo sarebbe molto più alta nelle persone con DI rispetto alla popolazione generale. In molte persone con DI è infatti maggiore la sensazione di base che le esperienze di vita possano influire in modo significativo sulla percezione di sé.
RIFERIMENTI
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