I recenti avanzamenti metodologici nello studio del genoma umano hanno dato grande impulso alla conoscenza delle basi e dei processi biologici di ontogenesi e di differenziazione interindividuale. Una scoperta molto promettente in questo senso è stata quella delle variazioni del numero di copie geniche (CNVs nell'acronimo inglese), ovvero polimorfismi quantitativi di tratti del DNA determinati da delezioni o duplicazioni di uno o più nucleotidi.
Secondo le conoscenze attuali le CNVs ricoprono circa il 12% dell’intero genoma umano, ma spiegano mediamente solo lo 0.4% delle differenze interindividuali. Infatti in molti casi queste variazioni quantitative non hanno conseguenze fenotipiche. Quando invece hanno alta penetranza e alterano la proporzione di presenza di un gene possono condizionarne significativamente anche l'espressione (fenotipo) e partecipare allo sviluppo di quadri morbosi, sia attraverso evidenti modifiche del cariotipo, sia mantenendo un cariotipo normale (sbilanciamento cromosomico criptico).
Negli ultimi anni molti autori hanno rilevato forti associazioni fra CNVs e patologie psichiatriche, mediate da specifiche alterazioni della struttura cerebrale e delle funzioni cognitive.
In uno studio recente pubblicato sulla rivista Nature il dott Stefansson del Centro deCODE di Reykjavík e un gruppo di collaboratori dell'Università dell'Islanda, dell'Istituto di Salute Mentale dell'Università di Heidelberg (Germania), dell'Istituto di Psichiatria del King's College di Londra, dell'Istituto di Ricerca di Psichiatria Biologica dell'Università di Copenhagen e dei laboratori di ricerca Eli Lilly di Indianapolis (USA) hanno approfondito la specificità patogenetica di 11 CNVs rispetto allo sviluppo di schizofrenia, disturbo dello spettro autistico e disturbo dello sviluppo intellettivo. A tale scopo i ricercatori hanno valutato il quoziente intellettivo, le funzioni esecutive, il funzionamento globale e l'aspetto neuroradiologico (risonanza magnetica) di 4 gruppi di persone con diversa caratterizzazione di CNVs e diagnosi psichiatrica: un gruppo con diagnosi di schizofrenia o autismo (con e senza disturbo dello sviluppo intellettivo), un gruppo con CNVs tipiche dei due disturbi ma senza manifestazioni cliniche conclamate né formulazione di diagnosi, un gruppo con CNVs di vario tipo ed un gruppo di controlli sani.
I risultati hanno indicato che le prestazioni cognitive ed il funzionamento globale degli individui senza diagnosi psichiatriche ma con CNVs tipiche per schizofrenia e autismo si situavano a un livello intermedio tra quelle dei partecipanti con diagnosi e quelle dei controlli sani. Anche le modifiche della struttura cerebrale hanno mostrato la stessa continuità nei diversi campioni: le principali sono risultate una riduzione del volume della materia bianca del lobo temporale, bilateralmente, un aumento della stessa materia bianca nel corpo calloso e una riduzione del volume della materia grigia nella corteccia cingolata anteriore e nell’insula sinistra.
Degli 11 alleli con CNV studiati, 8 sono risultati associati a tratti cognitivi. I controlli che avevano una delezione della regione 15q11.2 fra i punti d'interruzione 1 e 2 [15q11.2(BP1-BP2)] hanno riportato un'alta associazione con una storia clinica di dislessia e/o discalculia e con correlati anatomici tipici di questi disturbi.
Se confermate le evidenze fornite da questo studio possono cambiare consistentemente la nostra comprensione del contributo delle alterazioni genetiche ai disturbi psicotici e autistici: le CNVs differiscono nei pazienti rispetto ai portatori sani non per penetranza ma per espressività e le anomalie cognitive non sono conseguenza dei disturbi ma importanti fattori di rischio patogenetico.
Queste CNVs potranno essere utilizzate per studiare in portatori subclinici il funzionamento cognitivo psicotico e autistico senza l'effetto confondente della presenza dei sintomi e degli interventi farmacologici e per comprendere meglio le basi biochimiche dei meccanismi che definiscono il confine fra vulnerabilità e malattia.
Questi risultati confermano le indicazioni del CREA, già espresse in contributi precedenti anche di questo sito, sull'esistenza di fattori patogenetici comuni a molti disturbi psichiatrici, riguardanti il neurosviluppo e le funzioni cognitive specifiche. La disabilità intellettiva e i disturbi dello spettro autistico in età adulta meritano dunque un posto centrale nella ricerca psichiatrica dei prossimi anni.
RIFERIMENTI
- Stefansson H, Meyer-Lindenberg A, Steinberg S, Magnusdottir B, Morgen K, Arnarsdottir S, et al. (2014). CNVs conferring risk of autism or schizophrenia affect cognition in controls. Nature, 16; 505(7483): 361-6
- Redon R, Ishikawa S, Fitch KR, Feuk L, Perry GH, Andrews TD, Fiegler H, Shapero MH, et al. (2006). Global variation in copy number in the human genome. Nature, 444 (7718): 444-54
- Sebat J, Lakshmi B, Troge J, Alexander J, Young J, Lundin P, et al. (2004). Large-scale copy number polymorphism in the human genome. Science, 305 (5683): 525–528.
- The Wellcome Trust Case Control Consortium (2010). Genome-wide association study of CNV in 16 000 cases of eight common diseases and 3000 shared controls. Nature, 464: 713-720.
- Vissers LE, van Ravenswaaij CM, Admiraal R, Hurst JA, de Vries BB, Janssen IM, et al. (2004). Mutations in a new member of the chromodomain gene family cause CHARGE syndrome. Nature Genetics, 36: 955-957.