Con l'attuazione della legge 9/(17/2)2012 il 31 marzo chiuderanno gli ultimi sei Ospedali Psichiatrici Giudiziari (OPG) italiani: Aversa (Caserta), Barcellona Pozzo di Gotto (Messina), Castiglione delle Stiviere (Mantova), Montelupo Fiorentino (Firenze), Napoli e Reggio Emilia. Dal 1 aprile le 800 persone con disturbi psichiatrici attualmente residenti in questi OPG si ritroveranno prive di sistemi di riabilitazione adeguati. Infatti le strutture alternative previste non sono ancora state realizzate. La Società Italiana di Psichiatria (SIP) ed il suo presidente, Prof. Claudio Mencacci, hanno portato il problema all'attenzione della camera dei deputati e chiesto il rinvio della chiusura ed il potenziamento dell’assistenza sul territorio e nelle carceri.
Tra le persone con disturbi psichiatrici sottoposte a misure detentive la Disabilità Intellettiva (DI) sembra avere una prevalenza compresa fra il 3 ed il 10%. Ancor più elevata, fino al 20%, la proporzione di persone che hanno un funzionamento intellettivo limite, cioè un Quoziente Intellettivo (QI) compreso fra 71 e 85.
Le persone con DI che hanno commesso un crimine presentano per lo più una riduzione del QI di grado lieve (fra 55-70) ed alcune caratteristiche simili a quelle di autori di reati che non hanno una diagnosi di DI. Si tratta cioè di persone con una vita indipendente, una buona rete sociale ed un lavoro retribuito. Risultano invece psicologicamente più vulnerabili, dipendenti e influenzabili. Hanno anche una prevalenza di disturbi psichiatrici molto più elevata, che raggiungere un tasso dell’89%. Abuso o dipendenza da sostanze (68%), abuso o dipendenza da alcool (45%) e disturbo di personalità antisociale (25%) sembrano le patologie più comuni.
È auspicabile che, a fronte delle molte gravi difficoltà che causerà agli utenti, la rapida chiusura degli OPG possa almeno rappresentare un’opportunità di costruzione di servizi con percorsi riabilitativi più articolati e più capaci di incontrare le caratteristiche individuali, incluse quelle delle persone con DI. Ciò presupporrebbe una revisione dei programmi di prevenzione educativi, sociali e sanitari, nonché uno spostamento nella cultura nazionale di base dal ritardo mentale alla neurocaratterizzazione cognitiva e dalla guarigione al miglioramento della qualità di vita.
RIFERIMENTI
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